BABBO NATALE: una invenzione della COCA-COLA

 

   Basta con la gran pagliacciata di Babbo Natale!

   Se c’è una menzogna che sia la peggiore di tutte, in occasione del natale, questa è l’invenzione della figura di BABBO NATALE.

   Questo ingannevole personaggio dovrebbe essere un BABBO e dovrebbe essere legato a qualcosa che nasce: Babbo Natale non risponde a nessuno dei due requisiti.

   Come “babbo” è deleterio, perché si presenta ai bambini come un’alternativa al vero babbo naturale, il quale, ipocritamente gioca a “nascondersi” dietro un altro babbo.

   Se ogni papà parlasse di Gesù al proprio figlio e gli presentasse Gesù ADULTO e RISORTO come il Padre nostro celeste che salva, protegge, benedice e provvede, gli avrebbe dato l’immagine reale e vera che lo accompagnerebbe in tutto il corso della sua vita, per tutte le necessità future. Invece il papà naturale in pratica non solo nasconde la vera paternità di Dio che è l’unica alternativa divina al padre naturale, ma ne presenta un altro! La Bibbia infatti parla di DUE padri, uno naturale ed Uno divino. Perché proporre una terza ingannevole alternativa?

   Pochi sanno che la tradizionale figura di vecchio dalla barba bianca e dal vestito rosso fu una riuscitissima pubblicità della Coca-Cola Company. Ma com’è stato possibile introdurre nel mondo cristiano evangelico un personaggio così antibiblico? Evidentemente, ogni volta che si abbassa la guardia, entrano mostruosità…

   La Coca-Cola nel 1931 trasformò la tetra figura di un vecchio spirito medioevale in una figura più commerciale, simpatica, curiosa e sorridente. Lo spot ebbe grande successo e nulla avrebbe fatto pensare che la cosa sarebbe andata ben oltre una pubblicità di una semplice bevanda! Ultimamente poi Walt Disney ne ha fatto un altro successo cinematografico, come Harry Potter e come films pieni di mostri, sesso e violenza.

          Per la cronaca, bisogna sapere che l’immagine paciosa, rubiconda e robu­sta di Babbo Natale così come Io identifichiamo oggi, è dovu­ta alla fantasia creativa di un astuto grafico pubblicitario ame­ricano: Haddon H. Sundbolm, che seppe trasformare intuiti­vamente tutto il bagaglio di riti e di credenze legati ai culto di san Nicola e alla stagione invernale di quegli emigranti, che partirono per l’America e che in seguito, popolandola, ne influenzarono la cultura e la tradizione.

   Il nome di Santa Claus invece è il sincretismo di due parole latine “Sanctus Nicolaus”.

   Tale santo la notte del 25 dicembre, dopo aver solcato il cielo su una slitta trainata da renne piena di regali, si credeva entrasse in ogni casa calandosi dal camino e depositasse i giocat­toli sotto l’albero di Natale o nelle calze di tutti i bambini buoni. Sebbene quell’immagine familiare di Santa Claus si sia diffusa negli Stati Uniti nel XVII secolo e in Inghilterra solo verso la metà del XIX secolo, le sue radici affondano nell’anti­co folklore europeo e hanno influito notevolmente sulla cele­brazione del Natale in tutto il mondo.

   Ma che fa, c’è bisogno di mentire per regalare un giocattolo al proprio figlio?

   C’è bisogno di dire che il regalo lo manda il nonno morto, come dicono in Sicilia? Ma che razza di genitori abbiamo? Incapaci di farsi amare?

   Dove alligna la figura di Babbo Natale? Ovviamente nei paesi dove il cattolicesimo o il paganesimo hanno imperato per secoli… Molti altri personaggi natalizi del folklore europeo, quali Pè­re Noèl in Francia, Julenisse in Scandinavia e Father Chri­stmas in Inghilterra, sono legati a san Nicola.

   San Nicola di Mira era un vescovo dell’Asia Minore vissuto tra la fine del III ed il IV secolo. Le notizie intorno alla figura di questo santo sono molto scarse e improbabili, comunque si pensa che nacque da ricchi genitori cristiani in­torno al 270 d.C. a Patara, in Licia (in Turchia), fu arcive­scovo della chiesa di Mira, una città di questa re­gione, e che dopo la sua morte avvenuta presumibilmente tra il 345 e il 350 d.C. i suoi resti, dapprima sepolti nella medesi­ma città, furono in seguito, all’inizio dell’XI secolo, da alcuni marinai e mercanti italiani, trafugati a Bari, dove sul suo se­polcro sorge oggi una basilica. La “traslazione” avvenne il 9 maggio 1087. Oggi San Nicola è, per i cattolici, il santo partono di Bari.

Nelle prime leggende di quell’epoca si narrano alcune sue imprese, fra cui la protezione dei bambini e la generosa distribuzione di regali ai poveri. La figura di san Nicola ha affianca­to, sostituito o incorporato personaggi pagani quali la Befana romana, Berchta e Knecht Ruprecht di origine germanica.

    Secondo la versione tedesca e olandese della leggenda, Nicola cavalcava per i cieli consegnando regali in molte zone europee.

    Era talvolta accompagnato dall’elfo Schwarzer Pe­ter meglio noto come il fatidico “uomo nero”, che recava con sé un sacco pieno di doni e di fruste, che ha terrorizzato e continua a farlo, i bambini di mezzo mondo. Questi aveva il compito di frustare i bambini cattivi e naturalmente premiare quelli buoni.

   Tutto il contrario della meravigliosa realtà dell’Evangelo che attribuisce a tutti i fanciulli indistintamente il Regno dei Cieli.

   Potremmo allora dire che Babbo Natale, sia divenuto il simbolo di comodo della festività più a­mata, specie per atei e miscredenti, come una sorta di uomo-patchwork, per creare il quale la cultura cattolico-mediterranea e quella nordica celtica hanno contri­buito in eguale misura.

   A questo punto che si può fare? Che almeno noi evangelici , non facciamo entrare Babbo Natale nelle nostre case e parliamo ai nostri figli di Gesù, regalando loro dei giocattoli non a nome di Gesù ma in base all’amore che portiamo per loro!

   Il    Babbo Natale di oggi deve alla tradizione antica il nome, il ritratto del vecchio generoso, barbuto e «atletico» (riesce ad arrampicarsi sui tetti nonostante l’età), e forse il vestito rosso, bordato di pelliccia bianca; mentre dalla cultura germanica derivano gli elementi prettamente nordici: gli stivali e il cap­pello a “pon pon” per affrontare il freddo polare, lo stuolo di elfi che lo aiutano nel suo lavoro e l’insostituibile slitta volante trainata da renne.

   Sia chiaro una volta per tutte: noi evangelici siamo contro le tradizioni di questo tipo! Se qualcuno non è, non si lamenti se poi, un evangelo annacquato da tali tradizioni non produca poi i frutti che ci si aspettano!

   Da un rovo di spine sicuramente non spuntano fichi!

   In conclusione, Babbo Natale è un personaggio di pura fantasia che piace a generazioni di bambini: milioni di loro ogni anno mandano la propria letterina a questo vecchio fattorino dei regali.

   E’ semplicemente pazzesco, come chi manda lettere a Gesù “bambino”, alla befana o a Giulietta e Romeo.

   Un tentativo di smuovere le acque è stato persino fatto da papa Paolo VI che ordinò di eliminare la festa di san Nicola dal calendario romano cattolico ufficiale, dal momento che sembra che San Nicola… non sia nemmeno esistito!

   Ogni anno, con l’avvicinarsi del Natale, i bambini scrivono letterine a Babbo Natale e gli lasciano sul davanzale cibo e bevande per uno spuntino. La moderna leggenda di Santa Claus echeggia ormai in ogni parte del mondo, diffusa dai cartelloni pubblicitari, dai biglietti d’auguri, dalle decorazioni e dai Babbo Natale assoldati dai grandi magazzini.

   Babbo Natale è quindi un miscuglio di tradizioni pagane e cristiane delle epoche scorse, che ne hanno prodotto una figura soprannaturale, capace di percorrere il nostro pianeta “in po­chissimo tempo a bordo “dell’ecologica slitta” dispensando doni ai “bambini buoni”.

   Se volessimo andare in fondo forse potremmo dire che si sono educate le nuove generazioni all’insegna della menzogna, per perpetuare guerre e sogni di vanità e di gloria.

   La Parola di Dio però ci ammonisce severamente: “Questo dunque io dico e attesto nel Signo­re: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l’intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell’ignoranza che è in loro, a motivo dell’indurimento del loro cuore” (Efesini 4:17-1 8).

   Così non sia!